Giulia D'Innocenti

Cosa sono le powerskill?

In un contesto votato al cambiamento continuo, investire sulle Powerskill è la strategia vincente per sostenere l’employability e rimanere competitivi sul mercato del lavoro.

Ma cosa sono le PowerSkill?

Lo abbiamo chiesto a Stefano Saladino, CEO Mashub e Founder di SkillDoers, la piattaforma digitale di formazione che nasce nel contesto delle competenze trasversali.

Un contesto che spesso porta con sé dei retaggi interpretativi, sicuramente di valore, ma che possono essere ampliati.

Per Stefano la definizione di PowerSkills è:
"Insieme di competenze trasversali e competenze tecniche, afferenti a un'area disciplinare innovativa e dominante nel mercato mondiale, diventate ormai indispensabili per qualsiasi funzione aziendale nell'affrontare i continui cambiamenti di scenario.

Questa definizione è il risultato di un percorso, al momento della progettazione di SkillDoers è emerso che il concetto di softskill era limitante, perché pur essendo ampio non riusciva ad abbracciare tutto quello che conterrà questa piattaforma.

È stato quindi necessario interrogarsi sul nome da utilizzare per esprimere la natura di SkillDoers e, nelle Powerskill, sono state identificate quelle competenze potenzianti, imprescindibili che ogni persona dovrà avere in futuro per essere e rimanere sul mercato e alimentare la propria employability.

Ovvero delle competenze che allo stesso tempo superano la dimensione delle softskill, perché più tecniche e afferenti ad aree di sviluppo verticali. Se dieci anni fa le competenze trasversali potevano essere legate a un ruolo organizzativo specifico, oggi non è più possibile.

Solo per fare un esempio, per tutti è fondamentale avere delle competenze digitali a supporto della propria professionalità, qualsiasi essa sia.

Le Powerskill quindi vanno oltre la dimensione del mindset e delle softskill, perché una volta che viene raggiunta una consapevolezza rispetto a queste competenze, esse stesse diventano un elemento potenziante per esprimersi nel mercato del lavoro.
  Ripartendo proprio dalla consapevolezza, SkillDoers nasce da un confronto e da una valutazione di ciò che manca nel mercato. A fronte di questo, quali potrebbero essere le potenzialità per formarsi con SkillDoers in un contesto aziendale piuttosto che come liberi professionisti?
C’è tanto da lavorare sul tema della consapevolezza. Formarsi non è solamente un’esigenza, ma può diventare un’opportunità. L’arricchimento costante di conoscenze aggregate può diventare sviluppo di nuove competenze. Questo vale tanto nelle aziende, quanto per i professionisti autonomi e le singole persone.

La stessa consapevolezza sull’importanza di formarsi, nata durante i primi periodi della pandemia, è andata scemando in termini di costanza ed impegno.

Diffondere consapevolezza è una missione. E poi c’è un altro trigger importante: la formazione non è una necessità, una forzatura. 

Anche la narrazione del cambiamento del mondo del lavoro associa la formazione al concetto del dovere, invece è molto importante spogliare la formazione di questa dimensione del “dovere”, spostando il focus sul piano dell’opportunità personale, del piacere e dell’autoconsapevolezza.

Le persone devono avere la capacità di allargare autonomamente i propri orizzonti e magari riportare in azienda quello che hanno acquisito, ma bisogna sempre partire dal patrimonio della persona.

Applicazioni pratiche delle PowerSkill

  Le PowerSkill quindi inglobano sia aspetti soft che hard e generano qualcosa di nuovo, ma quali sono le applicazioni concrete di queste competenze?
Questo è un terreno ancora in costruzione, su cui Skilldoers sta mettendo i primi tasselli.

Molto spesso non c’è interesse nelle materie tecniche che non siano strettamente afferenti alla propria professione. Ma come è possibile dare per scontato che un tema non ci interessi se non ne conosciamo le potenzialità di applicazione? Magari anche nel nostro campo.

Le Powerskill si legano proprio al lato “soft” delle hardskill, cioè mostrano la connessione tra elementi di aree “tecniche” differenti. Ovvero ci spiegano cosa è utile comprendere di alcune tematiche, il giusto linguaggio, i campi di applicazione, le potenzialità di sviluppo ed innovazione e così via.

Per fare un esempio, proporre un corso sulla blockchain potrebbe non riscuotere grande interesse tra le persone che non se ne occupano direttamente, ma mostrare che questo stesso tema può essere applicato al mondo del marketing, può di certo ampliare la platea di interessati.

Bisogna avere consapevolezza delle applicazioni di determinati strumenti per sapere se possono essere utili alla propria realtà. Acquisita questa consapevolezza e le competenze d’ambito, si potrà poi diventare anche una persona di riferimento sul tema e partecipare ad attività di brainstorming all’interno della propria azienda, accrescendo la propria employability. 

Perché per employability si intende anche la capacità di mantenere un ruolo significativo all’interno di un contesto organizzativo. Non solo l’abilità nel cambiare occupazione, ma anche accrescere il senso del posto che già si occupa.
  Ma cosa possiamo trovare su Skilldoers?
Corsi on demand su tematiche con valore differenziante, library di approfondimenti, sessioni di Q&A live, contenuti di inspiration, ovvero persone che condivideranno delle vision, per aiutare le persone a comprendere quali competenze andare ad approfondire.

L’obiettivo principale della piattaforma è quello di muoversi verso il concetto di serendipità. 

La migliore modalità di utilizzo non è quella di entrare per fruire un singolo corso, ma lasciarsi trasportare in maniera trasversale per poter innescare nuovi pensieri, curiosità e passioni.

SkillDoers nasce dall’esperienza di Rinascita Digitale, ovvero in un contesto atto a generare ispirazione su tematiche non necessariamente lineari e ha lo stesso imprinting, così da mettere in moto scintille di curiosità che generino poi degli approfondimenti.

A tutto questo si unisce un’offerta di contenuti di qualità a condizioni economiche accessibili, un risultato generato dalla modalità digitale stessa. 

Nel mondo digitale, infatti, non è più il costo di iscrizione a determinare la qualità di un contenuto, ma il fatto stesso di mettere a disposizione prodotti e servizi a un pubblico molto ampio permette di mantenere un prezzo accessibile.

Questo perché il digitale ottimizza la distribuzione, la produzione ed i costi di infrastruttura generando un’economia che sostiene il sistema stesso, ma che allo stesso tempo genera valore per l’utente.
  Abbiamo quindi tra gli elementi fondamentali tanto la responsabilità individuale all’agire, quanto un’ampia possibilità di canali formativi. Questa possibilità stessa è intrinseca nel concetto di Powerskill? Cosa vogliono portare sul mercato della formazione?
Il potere delle Powerskill è l’elemento che dà consistenza alla persona che dialoga con la complessità organizzativa e con le competenze tecniche all’interno dell’organizzazione. 

Nel momento in cui ci troviamo a parlare con un collega che si occupa di un ramo differente, ad esempio IT e cyber security, dobbiamo avere una base personale di partenza che ci permetta di “parlare la stessa lingua” e al tempo stesso semplificare il lavoro di tutti.

Questo è il presupposto di una condizione relazionale che dà potere tanto alla persona singola quanto all’organizzazione tutta, perché se c’è un terreno fertile di conversazione, c’è comprensione reciproca e tutti possono essere parte attiva nel processo di innovazione di un’impresa (interna, esterna, di prodotto, di servizio, etc)

Non più un’innovazione imposta ma co-costruita tramite un contatto costante tra aree e professionalità diverse che hanno le capacità e le Powerskill adatte per relazionarsi e confrontarsi.
  Nell’ottica delle power skills quindi dove si sta dirigendo il futuro in ambito di gestione dei rapporti delle persone?
Se prima la tecnologia era vissuta come un “nemico”, l’invasore che ruba il lavoro e inaridisce le relazioni, oggi abbiamo tutte le potenzialità perché “l’umano” riprenda possesso della sua centralità anche da un punto di vista relazionale.

Si deve entrare nell’ottica che la tecnologia è un asset semplificatore, un supporto per le nostre attività, non qualcosa che va in sostituzione. Possiamo demandare agli strumenti tecnologici lo sforzo inutile per concentrarci sulla generazione del valore che invece è tipica dell’umano, così come la capacità relazionale.

Per raggiungere questo, come molti altri obiettivi, è necessario acquisire nuove abitudini, dedicarci alla formazione, ricavando del tempo con le modalità più disparate, vista la molteplicità di strumenti pensati per le varie esigenze che abbiamo a disposizione.

Oggi non possiamo pensare di rimanere indietro e poi eventualmente formarci in blocco, oggi l’apprendimento e l’aggiornamento devono essere continui. Oggi dobbiamo allinearci e poi con costanza rimanere al passo. Lo sforzo è soprattutto quello iniziale nel cominciare e recuperare. 
  Tra le varie modalità di apprendimento ce ne sono svariate di formazione informale, ma qual è il valore nel formalizzare le conoscenze?
Nel corso della nostra vita da sempre acquisiamo competenze trasversali e, in parte, Powerskill. È necessario però consolidare teoricamente queste competenze in modo che abbiano delle ancore di senso, che corrispondano a delle applicazioni ragionate e meno legate all’istinto. 

L’ottica di SkillDoers non è quella di dare istruzioni, ma rappresentare diverse dimensioni per conoscere l’insieme e solo dopo trovare il campo di applicazione personale. In poche parole generare un tessuto fertile su cui poi ciascuno sviluppi la propria singolarità.

Questo perché anche se le persone, dopo essere approdate su SkillDoers, scelgono un’altra via o modalità di formazione per la scintilla di curiosità che si è accesa, si sono comunque messe in moto e già questo sarà sicuramente un grande traguardo.

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