Giulia D'Innocenti

Il mondo ha un disperato bisogno di softskill, ma le trascura

In questo articolo ripercorreremo alcuni trend attuali che chiamano in causa le competenze trasversali e softskill
Soprattutto tenteremo di capire qual è il meccanismo che sottende la logica per cui siamo tutti d’accordo che bisogna puntare sulle abilità umane, ma poi in pratica pochi si prendono la responsabilità di farlo con perché gli ostacoli da superare sono davvero parecchi, tra cui la mancanza di cultura attorno a questa tematica.

Le softskill sono una scommessa vincente

In genere quando si decide di investire su un progetto è perché si è individuato il bisogno o i bisogni a cui esso potrebbe rispondere. Utilizzando una nota metafora, è come scegliere la freccetta più adatta per colpire il centro del bersaglio.
Le Softskill sono un tema caldo, perché possono colmare esigenze che oggi e sempre più in futuro caratterizzano il mercato del lavoro, lato persone e lato aziende.
Ecco alcuni esempi:
  • La gestione del complesso rapporto tra intelligenza umana e artificiale, 
  • Il fenomeno di mismatch tra le skill richieste dal mercato e quelle presentate dai candidati, 
  • L’obsolescenza rapidissima delle conoscenze tecniche, 
  • La necessità di una propensione strutturata al life long learning. 

Queste sono solo alcune delle aree di bisogno in cui le competenze trasversali potrebbero fare la differenza.
Razionalmente non dovrebbe quindi esserci motivo per non investire nella loro formazione, ma ci sono anche altri fattori in gioco.

Mettersi in ascolto dei bisogni della società

Chi per primo dovrebbe reagire alle esigenze del mondo del lavoro? Il sistema scolastico, ovviamente.
Appare così attuale la necessità di figure professionali consapevoli e in contatto con il proprio substrato di competenze “soft”, a cui il sistema scolastico potrebbe rispondere integrando l’insegnamento delle competenze trasversali all’interno dei programmi tradizionali.
In italia, questo processo era stato già messo in moto qualche mese fa con il disegno di legge che proponeva un’inclusione formalizzata nella didattica delle competenze non cognitive. Al momento, però, il tutto sembra procedere a rilento a causa di una mancanza di un organico appositamente formato e della difficoltà nel trovare ulteriori ore per formare i ragazzi su questo tema specifico.
 
Serve un’umanizzazione della scuola, perché non crei robot non pensanti, ma persone le cui competenze, anche in parte naturali perché umane, vengano sviluppate
- Martina Cogliati
Anche in ambito di formazione aziendale non mancano le criticità. Con la pandemia, le organizzazioni hanno compreso l’importanza delle competenze trasversali, ma…mancano i budget.
Se da un lato esistono grandi aziende multinazionali con Academy interne, dall’altro il tessuto delle PMI, di cui è costellata l’economia del nostro paese, fatica a realizzare dei percorsi formativi strutturati.

Esempi virtuosi e fonti d’ispirazione

Come sempre esistono però alcuni esempi virtuosi, ma bisogna essere abbastanza proattivi per trovarli (una softskill fondamentale!).
Guardando al mondo della scuola, la Danimarca dimostra come sia possibile, con impegno e metodo, inserire le softskill all’interno del programma scolastico. La strategia danese si pone l’obiettivo di fare focus sugli strumenti che saranno indispensabili per approdare nel mondo del lavoro e su cui innestare le future competenze tecniche, appunto lo strato soft.
Non in ultimo, questo processo incoraggia anche al lavoro su sé stessi e, con la creazione di spazi pensati per sviluppare l’empatia degli alunni, promuove la cooperazione tra persone.
Anche per l’ambito aziendale le soluzioni non mancano. All’esigenza di tutte quelle aziende che non hanno i mezzi per creare una propria realtà formativa, viene in soccorso la ricchezza del mondo digitale. Ne sono un esempio i progetti come SkillDoers, la nostra piattaforma di corsi dedicata alla formazione e competenze trasversali.

Non lasciamoci scoraggiare dal presente

In tutto questo processo la leva più potente per consolidare le nostre capacità trasversali la troviamo in noi stessi! Potrebbe capitare di scoraggiarsi al pensiero che sia la predisposizione personale o il background che abbiamo vissuto a fare la differenza nell’espressione di questo tipo di competenze.
Ma la realtà è che dipende tutto dalla volontà di sviluppare e potenziare le softskill.
C’è anche da dire che le contingenze che viviamo non sempre aiutano, infatti essere spettatori impotenti di realtà e immagini drammatiche potrebbe congelare i nostri naturali stimoli empatici, trasformando la proattività in ansia ed immobilismo.
Ancora una volta, l’unico modo per non correre il rischio di lasciarci sfuggire la giusta motivazione tra le mani è esplorare e consolidare le nostre competenze trasversali, così che diventino dei fattori attivanti e non passivizzanti.
Facciamo in modo che finalmente il fattore umano possa fare la differenza! 
Solo insieme possiamo dare vita e supporto a una cultura che non punti a formare solo le competenze tecniche, ma anche e soprattutto i lavoratori del futuro, che a loro volta potranno generare un mondo del lavoro orientato al benessere.
 
In ogni attività quotidiana applichiamo, sviluppiamo ed integriamo delle competenze soft e la consapevolezza che acquisiamo di queste competenze, attraverso il fare quotidiano, diventa un fattore abilitante per approfondirle
- Stefano Saladino

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